Andare a Salisburgo in Camper
Da Tarvisio basta percorrere in Camper 200 chilometri di comoda autostrada: un paio d’ore o poco più per ritrovarsi in una delle mete più frequentate della Mitteleuropa e, soprattutto, nel cuore di un territorio che sa offrire al turista (e a chi ci vive) un ventaglio di interessi con ben pochi eguali in tutto il continente.
Il nome, Salzburgerland, già ci suggerisce che lo splendido capoluogo è il filo conduttore di una visita in cui la grande cultura è il motivo principale, ma non sono da meno le tradizioni popolari gelosamente custodite e un ambiente naturale in cui immergersi con gli strumenti del pleinair.
Lungo la Salzach una volta giunti a Salisburgo, a breve distanza dal centro il parcheggio Mirabell accoglierà il v.r. anche per il pernottamento (dall’autunno alla primavera è l’unica struttura ad offrire questo servizio, essendo chiusi i pur ottimi campeggi nelle immediate vicinanze della città). Dopodiché, indossato un buon paio di scarpe o tirate giù le bici, potremo dedicarci con comodo alla visita.
Ad agevolare l’esplorazione urbana si rivela particolarmente utile la Salzburg Card, una tessera che dà diritto a viaggiare gratuitamente sui mezzi pubblici e comprende, a costo zero o ridotto, l’ingresso a decine di attrazioni e di raccolte espositive; basta ad esempio visitare le due case di Mozart e prendere la funicolare della fortezza di Hohensalzburg per ripagarne il prezzo.
Musei ce ne sono di tutti i tipi e per ogni gusto, dall’arte moderna del Rupertinum alle collezioni del Barockmuseum, dai giocattoli dello Spielzeugmuseum allo Stiegl’s Brauwelt in cui scoprire la storia della birra con tanto di degustazione conclusiva.
Ma il primo impatto rimane quello con la ricchissima veste monumentale della città, dominata dalla rocca che sorge in cima a una collinetta: dalla sommità del possente edificio, una delle più grandi costruzioni militari che il Medioevo abbia lasciato nell’Europa centrale, si gode una vista senza pari inquadrando tetti, campanili, torri e il sinuoso corso della Salzach.
Tra le numerose chiese spicca il duomo in forme barocche ma la cui fondazione risale all’anno 767; dell’VII secolo è anche l’abbazia benedettina di Sankt Peter, non lontano dalla quale si trova l’antico cimitero addossato alla parete rocciosa del Monchsberg. Il lusso della nobiltà trionfa nei castello di Mirabell e nell’Heilbrunn con i suoi giochi d’acqua, come pure nelle sale della Residenz in cui abitarono i vescovi fino all’Ottocento.
Dall’una all’altra tappa (indispensabile una buona guida per apprezzarle tutte) si passeggia con costante piacere lungo strade e piazze di un centro storico che ancora conserva la grazia e l’eleganza cinque-seicentesche.
Il circondario si può esplorare in camper, ma meglio ancora in sella alla due ruote per non avere l’assillo del parcheggio che spesso risulta difficile. L’estesa rete di piste ciclabili è un’ottima palestra all’aria aperta, con escursioni che si possono compiere in una giornata o anche solo in poche ore, raggiungendo numerosi luoghi d’interesse.
Un percorso tra i più godibili è quello che si snoda lungo l’argine della Salzach e in circa 6 chilometri giunge al bivio per Anthering: lo imboccheremo entrando in un bosco, inserito in una riserva naturale, dove è facile incontrare piccoli branchi di cinghiali con i loro cuccioli (l’ovvio consiglio è di rimanere sulla pista, come avvertono anche gli sguardi un po’ minacciosi dei maschi).
Si fatica un po’ a superare la collina dopo Anthering, ma saremo ripagati dalla vista sul fiume e sull’intera vallata mentre il tracciato si porta su stradine campestri che attraversano minuscoli villaggi.
A Obertrum, percorsi una ventina di chilometri dal punto di partenza, si ammirano l’alto campanile e la parrocchiale gotica per poi dirigersi sulle sponde dell’Obertrumer See.
La pista ora prosegue sulla striscia di terra che separa il lago dal vicino Grabensee e costeggia altresì il Mattsee con l’omonima cittadina.
Da qui inizia il rientro, risalendo in direzione di Schleedorf con altre splendide vedute paesaggistiche, si costeggia il Wallersee per un tratto e, superata Seekirchen, sempre seguendo la pista si fa ritorno a Salisburgo. In tutto sono circa 70 chilometri che, diluiti in un’intera giornata con varie soste, consentono di farsi un’ottima idea del territorio.
Storie di sale La Salzkammergutweg, il percorso tematico dei laghi salisburghesi, forma una specie di otto abbracciando i bacini a nord di Salisburgo e quelli ad est, che abbiamo appena visitato; poi si insinua nell’estremo lembo meridionale dell’Austria Superiore verso l’Hallstättersee. Ed è questa una tappa da non mancare, cominciando dalla cittadina di Hallstatt che da sola vale un paio di giorni di visita: con la sua rilassante passeggiata lungolago e le case abbarbicate sul fianco della montagna, ci ha catturato per la sua posizione, la tranquillità, le numerose opportunità turistiche (come la grotta di ghiaccio nel vicino villaggio di Obertraun e alcune funivie che salgono sui monti circostanti).
Ma uno dei motivi più avvincenti di questa cittadina è il suo remoto passato, legato all’estrazione del sale: una tradizione plurimillenaria che sembra permeare ogni angolo del territorio. “L’antico cimitero… ha fatto entrare Hallstatt nei libri di storia: i minatori celti hanno sotterrato nel leggero terriccio di questo prato i loro morti e i segni di una cultura legata agli scavi di salgemma, i cui inizi si perdono nel grigiore del tempo della pietra. Già i cacciatori del Neolitico erano saliti fino a questa zona inospitale attirati dalle fonti di acqua salsa e dalle pietre di sale, lasciando accette, cocci, tracce prive d’ornamento.
Ma tra il IX e il IV secolo avanti Cristo gli scavatori di salgemma avevano portato la loro cultura a una fioritura talmente stupenda che i ricercatori e gli archeologi dei nostri tempi hanno battezzato un’epoca intera, il periodo del passaggio in Europa dall’età del bronzo a quella del ferro, con il nome di questa stretta valle, luogo di ritrovamenti preziosi: l’epoca di Hallstatt”. Così lo scrittore Christoph Ransmayr riassume il fascino e il valore di una storia che travalica i confini locali per assumere rilevanza mondiale, come ha ratificato anche l’Unesco che ha dichiarato la zona di Hallstatt e Dachstein patrimonio dell’umanità.
A completare il quadro, nel museo cittadino si possono visitare ben 26 salette in cui vengono illustrate la geologia del posto, l’industria del sale e le presenze culturali dei Celti e del Romani, fino agli eventi degli ultimi secoli (tra cui un incendio divampato per l’imperizia della moglie del fornaio, che nella notte del 20 settembre 1750 divorò la città).
La vicina miniera di salgemma – visitabile dalla fine di aprile alla fine di ottobre – risulta essere la più antica del mondo ed è celebre anche per il ritrovamento, avvenuto nel 2002, della salma di uno scavatore sorpreso da una frana in epoca preistorica e perfettamente conservata proprio grazie al sale.
L’organizzazione fornisce l’abbigliamento e le attrezzature necessarie, mentre un divertente minatore-robot illustra le tecniche estrattive; l’unico neo è la mancanza di spiegazioni in lingue diverse dal tedesco, rendendo necessario prenotare in anticipo il servizio di guida in italiano.
L’ingresso della miniera si può raggiungere a piedi, in un’ora abbondante di salita che tuttavia consente di ammirare lo splendido paesaggio sottostante, oppure con una cremagliera che in breve tempo sale alla locanda alpina Rudolfsturm, un tempo baluardo a difesa dei giacimenti; la soluzione migliore è combinare l’andata in cabinovia con il ritorno a piedi.
La conoscenza di un altro aspetto dell’industria del sale (che ha impieghi non solo nella nutrizione ma anche nella sicurezza stradale, nella produzione di carta e tessili e persino nell’estrazione del petrolio, poiché serve a stabilizzare i fori delle trivelle) è offerta dalla bellissima escursione a piedi con partenza da Hallstatt e arrivo ad Ebensee sulle tracce dell'”oro bianco”.
Il minerale disciolto nell’acqua viene incanalato in una pipeline, che oggi è in materiale sintetico ma in origine era una conduttura di legno ottenuta unendo migliaia di tronchi fino a coprire una distanza di 42 chilometri.
Il liquido ha una salinità del 30% e, quando giunge ad Ebensee, viene riscaldato per far evaporare l’acqua e ricavarne nuovamente il sale.
Il percorso turistico, diviso in quattro tappe di una decina di chilometri l’una, parte dalle vicinanze della miniera e si snoda tra boschi, rocce scoscese, ruscelli, valli e lungo il fiume in un paesaggio tra i più affascinanti del Salisburghese, toccando cittadine come Bad Goisern e la già vista Bad Ischl e seguendo per alcuni tratti un’altra delle piste ciclabili della regione. Dopo questo lungo excursus nella storia sarà piacevole fare ritorno ad Hallstatt per gustarne ancora la serena atmosfera, passeggiando tra piazze e stradine e concedendosi una pausa di relax in uno dei suoi caffè, prima di riprendere la via della città di Mozart e salutare il Salzburgerland.
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